venerdì 27 novembre 2009

RCCL OASIS OF THE SEAS: LA NAVE DEI RECORD ARRIVA IL GIGANTE CHE STUPISCE L’AMERICA


P ort Everglades (Florida). Grande. Terribilmente grande. «Diciamo che su questa nave puoi concederti tutto. Anche una brutta lite con tua moglie: per cinque o sei giorni rischi di non incontrarla nemmeno, a bordo», scherza l’ufficiale panamense mentre la security scatta fotografie agli ospiti in ingresso.

Tutti schedati? «Sì, tutti. Anche chi rimane solo mezz’ora. È la legge…». Chi ha solo mezz’ora di tempo, a dire il vero, riuscirà a vedere ben poco di questo mastodonte lungo 360 metri e pesante 220.000 tonnellate per il quale Richard Fain, il presidente texano di Royal Caribbean, ha scelto il rassicurante nome di “Oasis of the Seas”.

Un’oasi immensa, capace di oscurare il panorama di Port Everglades e di accogliere 6.360 passeggeri in 2.700 cabine. Sommati ai 2.100 membri dell’equipaggio, fanno quasi 8.500 persone costrette (anche se l’hanno scelto, si intende) a convivere per una o due settimane a bordo di una città galleggiante dove tutto sembra concepito sotto il segno del divertimento. Pista di pattinaggio, parete per l’arrampicata, campo da basket: più che su una nave, sembra di essere capitati in un gigantesco centro sportivo.
E le tranquille crociere per anziani, che fine hanno fatto? «Quelle non abitano qui», ripetono con insistenza ossessiva i rappresentanti della compagnia. «Abbiamo una clientela molto giovane, che ama le vacanze movimentate e non apprezza la vita sedentaria», sorride Fain.

Da buon padrone di casa non parla di quanto è costata “Oasis” (lo diciamo noi: un miliardo di euro) ma snocciola cifre e statistiche che hanno permesso alla nave di entrare nel Guinness dei primati come il più grande transatlantico mai costruito. «Sapete che nel Central Park che abbiamo allestito nel cuore della nave convivono 12.000 esemplari di piante e fiori? Ed è tutto vero, mica di plastica…».

Che questa gigantesca nave sia vera se ne sono accorti per primi il comandante e i suoi ufficiali quando, appena iniziata la traversata fra Turku, in Finlandia, e la Florida, la “Oasis” è incappata nel primo ostacolo della sua giovane vita: in acque danesi ha incontrato un altro colosso, il ponte Grande Belt, la striscia di cemento e asfalto che unisce le isole Zelanda e Fionia.

Troppo alta, la “Oasis”, per passare lì sotto. Dopo una ventina di minuti di imbarazzo, al capitano è venuta l’idea scacciapensieri: ha fatto abbassare le ciminiere telescopiche e si è lasciato alle spalle il Belt. Salutato il Mar Baltico, da qualche giorno “Oasis” è la principale attrazione di Port Everglades, Florida, a poche miglia da Miami. I curiosi arrivano a tutte le ore. «E’ proprio vero che siamo nati per stupire», gongola Fain. “Oasis of the Seas”, in effetti, stupisce.

Per l’imponenza, per la sensazione di maestosità che trasmette. L’ammiraglia di casa Royal Caribbean sarà battezzata lunedì, prima di partire per la crociera inaugurale. Almeno fino all’anno prossimo, quando sarà raggiunta dalla gemella “Allure of the Seas”, in costruzione nei cantieri Stx di Turku, “Oasis” rimarrà nelle acque centroamericane. Poi chissà, potrebbe fare capolino in Europa. Mari del Nord o Mediterraneo?. «Una nave così in Italia sarebbe un sogno», ammette Roberto Pirrera, genovese, marketing manager di Royal Caribbean. Per ora il sogno è riservato agli americani.

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www.firstcrociere.it

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